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Calenda si sfila dal centrosinistra unito per le Marche. E rilancia: "Aboliamo le Regioni"

Calenda si sfila dal centrosinistra unito per le Marche. E rilancia: "Aboliamo le Regioni"

Addio al campo super largo nelle Marche, Calenda si sfila. Non che sia mai stata una possibilità scontata, ma adesso è ufficiale: "Oggi si riunirà il Direttivo di Azione e io proporrò che nelle Marche non saremo presenti con il nostro simbolo", annuncia il leader di Azione Carlo Calenda dallo studio di L'Aria che Tira, su La7. "Nelle Marche nessun candidato va bene ad Azione. Io - spiega ancora Calenda - sono per l'abolizione delle Regioni, perchè il regionalismo, con i suoi centri di potere, ha distrutto l'Italia" aggiunge.

Un tema, quella del regionalismo, che Calenda mette in campo anche osservando che in Veneto "Zaia non è la Lega di Salvini ma più vicina alla Dc del 'Veneto bianco' e non è un pro putiniano ma secondo me alla fine credo - osserva ancora a proposito delle ipotesi di una rottura tra l'attuale Governatore veneto e la Lega, e delle possibilità di dialogo con Azione - che non succederà niente proprio perchè le Regioni sono centri di potere e ognuno si organizza per raccogliere voti".

Il leader di Azione, che nei giorni scorsi si era ritrovato a Budapest con la segretaria del Pd Elly Schlein al Pride, continua su una rotta non allineata rispetto al centrosinistra. Qui dentro là fuori. Affinità su certe battaglie, rottura su altri: “Ricci è contro il termovalorizzatore, Acquaroli è penultimo nella lista di gradimento dei governatori..” dice. Matteo Ricci, l’eurodeputato dem che si candida a governatore per il centrosinistra nelle Marche, ha messo insieme un’ampia coalizione per battere l’uscente Acquaroli ma dovrà fare a meno di Calenda. Molto perplesso anche sulle prospettive del centrosinistra a livello nazionale: “Ma che significa 'stare insieme senza stare insieme'? Ma possiamo andare a dire a un elettore una cazzata come questa e poi pensare che ci voti? Abbiamo un dramma in casa, la guerra alle porte dell'Europa e stiamo alla 'tenda' di Bettini... Ne parla a ripetizione per dire, in sostanza, 'mettiamoci insieme e se non governiamo chi se ne frega' ma il 36 per cento degli italiani ritiene che la democrazia abbia fallito e che ci vuole una dittatura", mette in guardia il leader di Azione riferendosi a un recente sondaggio tra i trentenni italiani. "Mi sono rotto le scatole delle tirate moraleggianti di un'accozzaglia che - rincara - non ha una cosa in comune" conclude.

La Repubblica

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